PLATONIZZIAMO
- Liceo Marsico-viggiano
- 27 mag 2023
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 6 giu 2023
Avreste mai ricollegato il nome “Platone” all’amore? Quante volte il nome “Platone”

giunge alle nostre orecchie, oppure quante volte ci capita di leggere una notizia che lo riguarda? Beh, quasi mai. Platone fu l’esempio vivente della riverenza, in quanto scrive le sue opere in dialoghi proprio come omaggio al “più giusto tra gli uomini”, il grande Socrate. Questo non è un articolo biografico, piuttosto vorrei parlare di uno dei suoi capolavori: il mito degli Androgini. In un tempo lontano, nel globo terrestre, vi erano delle creature primordiali dallo strano aspetto. Possedevano infatti quattro gambe, quattro braccia e due volti che coronavano un unico capo. Oltre che inconsueti, sono dotati di una forza innata, che incuteva una paura madornale in Zeus, divinità dei lampi e delle tempeste. Dacchè trattiamo di esseri sfrontati, colmi di autostima per la loro potenza, amavano sfidarlo continuamente. Alchè un brutto giorno il Dio si adirò, decidendo di infliggere una punizione perpetua agli Androgini, li separò con una saetta, o almeno così si pensa. In tal maniera, le stesse creature che poco prima ritenevamo di poter divenire padroni del mondo, perdono tutto il loro clamore in un nano secondo. Sono separati per la vita, fin quando non ritroveranno la loro esatta metà. Sono condannati a ricercarsi per sempre, poiché solo riunendosi potranno riacquisire la loro virilità originaria.
Oggi è così un po’ anche per noi. Stringendo rapporti con qualcuno, progressivamente ci ritroviamo in uno status di ricerca, poiché vogliamo sempre di più quella persona accanto a noi, innescando così il meccanismo “androgino”, ovvero l’attivazione di quegli ingranaggi che risvegliano la nostra forza interiore e ci portano al sollievo. L’anima sospira ed è finalmente libera da dubbi, incertezze, ma in particolar modo da tutto ciò che in un primo momento ci ha oppresso fino a non respirare più, provocando angoscia e spago di non ritrovare più la nostra metà, che in un certo senso, col passare del tempo, è diventata necessità e voglia di amare.
Anna Di Marino
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