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QUANDO I SENSI GUIDANO ALLA LETTURA DELLA QUESTIONE AMBINETALE IN VAL D'AGRI

Aggiornamento: 3 mag 2022



Nell’attuale mondo globalizzato diventa sempre più difficile conciliare gli interessi economici con la tutela ambientale, è quanto sta accadendo da decenni in Val d’Agri, sede del più grande giacimento di idrocarburi.

La presenza di petrolio nelle profondità del terreno rende Viggiano la capitale del petrolio italiano, in cui si estraggono il 70,6% del petrolio e il 14% dei gas italiani.

Questo sostanza oleosa definita “l’oro nero lucano” sta causando silenti impatti sull’aria, sulle acque superficiali e profonde. Silenti perché non sempre confermati dai dati forniti dall’ARPA Basilicata.

Al di là di ogni ufficialità, possiamo percepire radicali cambiamenti provocati da questa attività estrattiva in qualsiasi modo, anche attraverso i nostri sensi, una percezione che inevitabilmente modifica ed incide sul comportamento, sulle abitudini dei residenti e non.

Pensiamo all’udito: in caso di dispersione nell’aria dai 4 ppm di H2S è possibile udire, in prossimità del Centro Olio di Viggiano, un suono emesso dalla sirena bitonale, con ovvie implicazione sul versante emotivo. La paura, la rabbia, caratterizzano lo stato emotivo dei valligiani, nonostante il tendenziale processo di desensibilizzazione dovuto all’abitudine.

Passiamo alla vista: oltre a notare la fiamma che fuoriesce dalla cosiddetta “torcia” del Centro Olio deputata a bruciare tutti i gas presenti all’interno, appare evidente il deserto che regna in prossimità dell’area, le case sono vuote, con lucchetti ai cancelli. Sono pochi gli allevamenti di bovini ancora attivi, inesistenti i campi coltivati. Tutto questo ha generato un cambiamento paesaggistico del territorio.

Anche l’Olfatto ne risente, è sufficiente recarsi in prossimità dell’impianto per percepire un odore pungente, nauseabondo soprattutto in determinati periodi dell’anno.

Per quanto concerne il gusto, al di là di ogni dato a disposizione, la nostra psiche condiziona le scelte dei consumatori: perché acquistare un prodotto coltivato in Val d’Agri, sebbene identificato da un marchio DOC o DOP, piuttosto che un altro proveniente da un’area percepita collettivamente come “sana”? E’ più “buona” una mela proveniente dal Trentino o quella dell’Alta Val d’Agri? Ad entrambe le domande le risposte saranno inevitabilmente influenzate da ciò che si vede, si sente quotidianamente.

Ilenia Di Salvo

M.Chiara Pisani

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